L’angolo acuto
Ognuno ha i suoi angoli. Il mio è acuto, lo vedi?, qui vengo a cercare ombra, lo so, non sembra, ma fa tutta l’ombra che serve. Qui vengo a ricordarmi delle biunivocità tra le parole e le cose, del mondo. Questo è un albero. Un albero, un albero. Ci sono parole che più le ripeti e più si scontornano, si staccano dalle cose. Non questa, non l’albero dove vengo a trovare il mondo dove e come sta. L’altro giorno c’era una persona che si pigliava il fresco qua sotto. Scrutava quella linea dritta come se stesse cercando il trucco, l’anomalia, la consolazione. Io avevo la mano messa a visiera, vedevo e non vedevo. “Per settimane non ho pensato ad altro”, ha detto. Ho annuito, sapevo cosa volesse dire. Siamo rimasti in silenzio, ognuno a tirare diagonali, muovere compassi, lo sguardo pivotante. “Non mi avevi riconosciuto, vero?”, ha aggiunto dopo un po’.
[Valentina – You know where my happiness went]