Lockdown, countdown
E dunque le ultime ore libere prima del Secondo Lockdown le passo sul marciapiede di rue Rennes, facendo una lunghissima fila di mezz’ora per entrare alla biblioteca Malraux e noleggiare libri e dvd prima della chiusura. Evidentemente ho sottovalutato il fatto che mezza rive gauche ha avuto lo stesso pensiero e così, mentre il cielo plumbeo precipita lentamente sulle nostre teste, e le genti spensierate nei bar fumano, bevono birre e mangiano fondant au chocolat, mentre un’umanità molto benestante esce dalle boutique di lusso con sacchi enormi di vestiti di marca da usare per sfilate clandestine nelle case enormi del sesto arrondissement in cui effettivamente ti devi annoiare parecchio, mentre un gruppo di ragazzi con lo skate in spalla mangia su una panchina involtini fritti che da lontano sembran cannoli siciliani, scatenando in me una tempesta di emozioni lu mare lu suli lu ientu (“praticamente hai avuto le allucinazioni” “Oh senti ognuno la vive come cazzo vuole ok?”), mentre su twitter l’ex primo ministro della Malesia sostiene che “i musulmani hanno il diritto di uccidere milioni di francesi”, mentre decine di macchine cariche di valigie ingolfano il traffico a dimostrazione che puoi pure avere i soldi e le terze case in Normandia dove passare l’isolamento ma l’effetto finale è sempre quello di Pippo Franco in quel film che ora non ricordo, mentre le persone passano e si stupiscono per questa curiosa serpentina (“Che succede?” “Niente, stiamo andando ad affittare libri perché a noi quando ci levano la libertà ci piace LEGGERE”),
finalmente riesco a entrare in biblioteca, salgo al piano dei dvd, scelgo un film di Carrère e due di Leos Carax, l’impiegata me li affida con gli occhi brillanti di chi approva ma allo stesso tempo deve fare il suo dovere (“Riconsegna il 26 novembre” “Lol, certo”), poi vado al piano Letteratura passando dal piano dei bambini apparecchiato per Halloween e il cuore mi si riduce a brandellini leggendo la scritta “Biblioteca infestata dai fantasmi”, e quando risbuco su rue Rennes la fila è ancora più lunga, e siccome non so che fare per riempire le ultime ore prima del Secondo Lockdown, decido di camminare camminare camminare fino a casa, imbocco rue Vaugirard
e mi torna in mente l’ultimo bagno fatto a settembre, la spiaggia era deserta e il mare agitato ma io ero comunque entrato in acqua, giusto per bagnarmi, ma la corrente mi aveva subito trascinato per un paio di metri dove in teoria avrei dovuto toccare ma in realtà i mulinelli avevano preso il controllo del mio corpo, e mentre mi dibattevo pensavo che era proprio un modo stupido di finire nel colonnino destro di Repubblica con i commenti indignati dei sovranisti, e così, a furia di bracciate violente e colpi di gambe ero riuscito a trovare un appiglio e alla fine uscire a grandi balzi senza che nessuno peraltro potesse ammirare la mia prodezza,
e svolto su rue de Sèvres, il cielo ormai è quasi ad altezza strada, tre ragazzini seduti a un tavolino di McDo giocano a carte, in un negozio di ottica un signore prova un paio di occhiali nuovi, penso a cosa mangiare nell’ultima sera libera e siccome non mi viene in mente niente decido di entrare al supermercato, incrocio una signora con due trolley pieni di provviste (“Madame, lei è così tanto Primo Lockdown”), prendo mezzo chilo di pessimi mandarini, vado al reparto formaggi e trovo due vecchietti, lei ha in mano una bottiglia di champagne, lui, dopo qualche esitazione, prende un Comté, le sussurra qualcosa all’orecchio che la fa molto ridere, poi si dirigono alle casse trascinando i piedi e facendo parecchio baccano, rimango a guardarli qualche istante, e quando infine esco all’aperto con lo zainetto pieno di libri, dvd e mandarini, penso che tutto sommato non fa poi così freddo, per essere a fine ottobre.