La bella estate non c’è più
Dopo non so più quanto tempo ieri sono uscito di casa senza obiettivi precisi e, come succedeva una volta, dopo un paio d’ore sono finito per puro caso in una brocante piena piena piena di roba e cianfrusaglie e cose inutili e servizi di piatti e quadri e tappeti impolverati.
Per terra c’erano delle frecce tipo ikea accompagnate dalla scritta “per non incrociare le altre persone”. Seguendo il percorso con gli occhi bassi bassi, sono finito in un angolo del locale dove c’era una pila di vecchi libri, tra cui questa edizione francese del 1955 de La bella estate di Pavese.
L’ho sfogliata cercando tracce umane tipo dediche, foto o cartoline come quasi sempre accade con i libri delle brocante. Invece ho trovato qui e là solo delle chiazze ormai secche di umidità. Nella quarta pagina, in basso, il logo di Gallimard e la scritta “Tous droits de traduction, de reproduction et d’adaptation réservés pour tous les pays, y compris l’U.R.S.S”.
Ho cercato con lo sguardo il vecchio proprietario e gli ho chiesto quanto costasse. Lui ha preso il libro in mano, lo ha soppesato, ha detto “Un euro”. Dalla tasca ho preso due monete da cinquanta e le ho messe sul suo palmo. Mi aspettavo che mi desse il libro, invece lui ha esitato, mi ha guardato fisso fisso negli occhi e ha detto “Aspetti, devo dire a mia moglie che La bella estate non c’è più”. Ha chiamato la moglie, lei è arrivata, lui ha detto “La bella estate non c’è più, se l’è presa questo signore”. Lei ha detto “Va bene” e mi ha sorriso. Ho restituito il sorriso. A quel punto il marito mi ha consegnato il libro e ha detto “La bella estate non c’è più”. Io ho detto “Già”. Poi ho messo il libro in tasca e sono uscito.