Breve storia panormita
Possono essere le nove, le nove e un quarto del mattino. Il lungomare sa già d’artificio e olio esausto. Gente, poca. Io corro, sbuffo, vedo Madonne, colo sudore e fiducia in un mondo migliore. Da lontano vedo una figura minuta assittata su un muretto. Rallento, mi fermo, metto le mani sulle ginocchia, respiro. Si tratta di una donna, vecchissima, ottanta a salire. Sul palmo della mano destra tiene un piattino di plastica pieno di panelle e crocchette fritte. Con il pollice e l’indice dell’altra mano prende una panella e inizia a succhiarla, lentamente, come fosse un ghiacciolo di refrigerio. Sta godendo. Mi guarda, mi fa: Vuole favorire? La guardo, sorrido, le faccio: No, grazie, ho smesso nel ’93. Lei si raccoglie con il mignolo sinistro un rivolo di sugna. Con il mento mi indica un punto verso gli scogli. Un uomo sulla cinquantina sta prendendo il sole con indosso uno striminzito slip fosforescente e una mascherina che gli copre naso e bocca. La vecchia annuisce, si lecca un dito, dice: Ognuno. Io annuisco pure, penso al segno dell’abbronzatura sulla faccia di quell’uomo, poi dico: Vabbè, buona giornata signora, arrivederci. Lei non dice niente, fa solo un gesto con la mano sinistra, come a scacciare un malo pensiero, poi prende una panella e ricomincia a succhiare.
[Topic + A7S – Breaking me]