“Di Jean Genet, con David Bowie”
Nel 1986, qualche giorno prima di morire, Jean Genet andò dal suo avvocato Roland Dumas (ex ministro, sodale di Mitterand, già difensore di Jacques Lacan, Marc Chagall e di Pablo Picasso, per il quale organizzò il rientro in Spagna di Guernica) e gli affidò due valigie piene di testi inediti, documenti, quaderni, appunti, sceneggiature mai realizzate, lettere, cartoline, libretti dei vaccini: “Ne faccia quello che vuole”.
Per una quindicina d’anni queste valigie rimasero nascoste finché nel 2000 Dumas non propose a Albert Dichy, uno studioso dell’opera di Genet, di visionarle. Dichy rimase stupefatto dal contenuto e dalla quantità di materiale: “Les valises obligent à reconsiderer le mite d’un ‘dernier Genet’ silencieux, legende qu’il a lui-même savamment entretenue. Leur contenu raconte la lutte entre un écrivain qui ne veut plus écrire et l’écriture qui le submerge“. Dichy chiese a Dumas di cedere le valigie all’IMEC (Institut mémoires de l’edition contemporaine, che tra le altre cose ospita il fondo Genet), ma Dumas temporeggiò a lungo, prima di cedere nel 2019. I testi vennero ricopiati, analizzati e selezionati. E ora, a fine ottobre 2020 il contenuto delle due valigie verrà esposto a Caen.
Tra i vari documenti fu ritrovata anche la sceneggiatura tratta dal primo romanzo di Genet, Notre-Dame des Fleurs (1943), presumibilmente scritta tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70. Fu un certo David Bowie, deciso a interpretare Divine/Louis Culafroy, protagonista del libro, a proporre a Genet il progetto. I due si incontrarono in un ristorante di Londra agli inizi degli anni ’70. Come scrive Edmund White nella sua monumentale biografia di Genet, Bowie si presentò in abiti femminili, e Genet, quando lo vide (“an attractive woman sitting by herself”) esordì così: “Mr Bowie, I presume”.
Alla fine il film non si fece perché non si trovò nessuno disposto a finanziarlo, ma chissà, magari un giorno pubblicheranno la sceneggiatura, e leggendola potremo scatenare la nostra immaginazione, pensando a quello che avremmo potuto avere, vedere, amare o anche, perché no, detestare: David Bowie nei panni di Divine, diretto da Jean Genet.
[La foto a sinistra è un celebre scatto di Genet (notare le iniziali sulla camicia) ad opera di Hervé Lewandowski. A destra, la foto di una mia copia del librone di White, rispolverata (letteralmente) per l’occasione].